torna a Bacialla
Questa orrenda poesiola è stata da me scritta in mezz'ora, in piedi nel bar dello stadio di Bacialla, in un pomeriggio di feroce pioggia, appoggiato sopra un dispenser di semi di zucca. E di sapor di zucca ha preso! Racconta di un povero disgraziato pendolare che tutte le mattine prende il treno per Roma. Egli, il tapino, non vede mai l'alba sorgere perchè è in viaggio sonnecchiando alla men peggio. A Roma viene inghiottito dalla folla; sul lavoro nemmeno si accorgono che è arrivato; fa un lavoro faticoso fino a quando di corsa corre alla stazione per riprendere il treno per casa; Bacialla, per l'appunto. Scende dal treno e si incammina su per il colle dove abita. Solo in quel momento si accorge di essere vivo; sente il calore del sole che muore scaldargli la nuca. Si gira e, rimirando l'astro infuocato all'orizzonte, fissa in modo indelebile quel breve attimo sublime e pensa che dopotutto val la pena vivere. Sì, il bello della vita è in quello che sappiamo apprezzare, basta fermarsi a riflettere.
Torna a Bacialla
Spirito irrequieto astro non aspetta
ritto in piedi, occhi velati
all'opra solita ormai s'appresta
già s'accoda mesto ad altri affiliati.
Un fischio nel buio; corre il destino
giù per pianure, valli e ponti
rullato e spinto il povero tapino
va verso l'alba che per la via incontri.
Punto tra la folla vociante,
solo, disperato e muto
alla sua opra ormai è giunto;
da quegli solo un vago saluto.
Soffre, mugola e tace,
a lui scorrono lente le grigie ore,
ogni opera è per lui mordace
senza tregua l'avvince il dolore.
Ormai finisce il giorno
ma ancor spiraglio di luce v'è.
A passo stanco fa la via del ritorno
e gli par che di ore ne siano passate trentatrè.
Un altro fischio irrompe nello spazio,
lunga è la via del ritorno.
Lo attende un nuovo strazio
mentre ormai muore il giorno.
Fine del viaggio; si schiude la porta,
scorre nella folla peregrina,
già vede la via di casa, in salita e corta,
e s'avvia flemme su per la china.
Ma mentre sale su per la collina
si gira a rimirar la solenne vastità.
Ora il disco di fuoco a lui negato la mattina
gli restituisce calore e vita in quantità.
Il suo cor avverte l'istante
che mai per lui l'attimo finirà
perchè di quel fugace piacer
ne fà tesoro all'istante
e sempre in egli rimarrà
per lui il soave pensier.